Isole Ricard

Sulle tracce di un pappagallo

Questo itinerario comincia con un aperitivo… un pastis servito in un bicchiere ballon da collezione, capolavoro di funzionalità e design: una sottile linea blu ha il compito di dosatore per il liquore, il lato superiore dell’icona quadrata con le quattro stagioni indica il limite per l’acqua. Una spruzzata di sciroppo di menta e dal colore giallo paglierino si passa ad un brillante colore verde, da cui il nome di perroquet (pappagallo).

Ricard è per te semplicemente una marca di pastis stampata sui dei simpatici bicchieri, fino a quando scopri in un forum di viaggiatori che il suo fondatore – Paul Ricard – ha acquistato in passato due piccole isole e da allora il passo è stato breve.

Localizzi le isole sulla mappa e rimani colpito dalla cantilena dei loro nomi e dal fatto che pur essendo sulla costa del Var, a poche decine di chilometri dalla Costa Azzurra, li leggi per la prima volta: l’Isola di Embiez la ritrovi in fronte alla cittadina di Six-Fours-les-Plages, l’Isola di Bendor in fronte al paesino di Bandol quasi a formare un gioco di parole.

Raggiungi le isole a bordo di efficienti battelli che fanno la spola in meno di dieci minuti per il breve tratto di mare che le separa dalla terraferma: la prima impressione che le accomuna una volta sbarcati è una sensazione di ordine quasi irreale dovuta alla cura dei giardini e all’assenza di automobili, poi le isole si rivelano così diverse tra loro.

Embiez è una celebrazione della natura più selvaggia: una stradina si inerpica tra le colline e mostra un panorama di pareti rocciose, saline, vigneti e macchia mediterranea immerse nella proverbiale luce provenzale.

Paul Ricard ha scelto un’altura tra queste colline per la propria sepoltura con una lapide minimale: il nome seguito dalle date 1909 – 1997 accanto ad una croce a quattro lobi, simbolo dell’isola di Bendor e da lui stesso disegnata.

All’altra sommità dell’isola il lascito dell’Istituto Oceanografico, ospitato nell’ex fortino: le poche vasche dell’acquario sembrano rimaste all’anno di fondazione del 1966.

Scrutando il mare in lontananza non mancano le suggestioni letterarie, dal Piccolo Principe al Conte di Montecristo: le guide locali ti sanno indicare l’isola di Riou dove è precipitato l’aereo da caccia di Antoine de Saint-Exupéry; in direzione Marsiglia nascosta alla vista da un promontorio l’isola-prigione dello Chateau d’If.

Bendor è un’isola-museo dove, tra viali ordinati, statue mitologiche e case dai colori pastello, emerge la variopinta figura di Paul Ricard: artista/mecenate nella galleria d’arte, imprenditore/collezionista nel museo di vini e liquori, genio del marketing ante litteram nel museo degli oggetti pubblicitari, dove ritrovi i bicchieri ballon che ti hanno portato qui in mezzo ad un tripudio di manifesti, cendriers (posaceneri) e pichets (brocche).

I manifesti pubblicitari hanno tanto storie da raccontare sull’eclettica personalità di Ricard: dalla “caravane de la soif”, spedizione di protesta a dorso di cammello attraverso gli Champs-Elysées durante la crisi petrolifera di Suez, alla sponsorizzazione di eventi legati al Tour de France con il marchio del veliero Caravelle, fino alla costruzione dell’arena per la corrida ad Arles e del vicino circuito automobilistico di Le Castellet che portano il suo nome.

Nella versione provenzale della corrida – la Course camarguaise – i toreri si chiamano raseteurs ed anziché infilzare il toro devono “soltanto” sottrargli dalle corna laccetti e coccarde colorate, con l’aiuto di uno strumento a pettine chiamato crichet.

Nella zona dell’autodromo di Le Castellet, visiti l’omonimo borgo che ha troppi negozi tipici per essere vero e i ricordi migliori che ti lascia sono il panorama dei vigneti sottostanti ed una piadina bretone di grano saraceno.

La terza isola si chiama Gaou, non appartiene alla famiglia Ricard ed è in realtà una presqu’île (penisola) per via di due ponticelli che la collegano alla terraferma ed uniscono tra loro le Petit Gaou e le Grand Gaou. Si viene attratti in cima alla collina dalla sagoma della fragile statua calcarea di Vénus sortant des Flots (Venere che esce dalle onde): dal punto panoramico ritrovi tutta l’essenza del paesaggio delle vicine Embiez, con una tavolozza di ocra, verde e blu proprio come la livrea dei pappagalli.

Prima del ritorno a casa c’è spazio per soggiornare a Giens, in un’altra presqu’île a forma di T rovesciata: l’isola di Porquerolles che hai di fronte ti rievoca una giornata di scorribande in bicicletta tra le spiagge dai nomi e dai colori caraibici. L’isola è stata in passato il regalo di nozze alla sua sposa da parte di un avventuriero belga, che aveva appena scoperto una miniera d’oro in Messico, ma questa come si suol dire è un’altra storia.

La tua invece è iniziata con un pappagallo e si conclude con un gabbiano: la tua ultima isola è un minuscolo scoglio (Écueil de Gabian) e questa volta per raggiungerlo da una spiaggia punteggiata di pini marittimi non hai bisogno del traghetto.