Thailandia

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Intro (2012)

E’ arrivato il momento di cambiare direzione ed andare verso Oriente e scegliamo la Thailandia: dopo una falsa partenze per gli Emirati Arabi, eccoci finalmente a Bangkok con un giorno di ritardo: abbiamo programmato 3 notti nella capitale, 2 notti nell’interno ed una settimana a Phuket.

Il primo impatto con Bangkok fa venire voglia di scappare via per il caos ed il caldo opprimente ma ci ambientiamo in fretta e ci orientiamo tra tuk-tuk, sky-train e metro per la visita del Wat Trimitr (Tempio del Buddha d’oro) a Chinatown e del Wat Benchanabophit (Tempio di marmo) nella zone delle ambasciate, con la piacevole sorpresa di trovare un polmone verde nel Parco Lumphini.

Il giorno successivo visitiamo il Palazzo Reale con un rilassante trasporto in battello sul fiume Chao Praya, dal quale si ammira tutto lo sky-line di Bangkok. Il palazzo è meraviglioso con le sue guglie, i suoi giardini curati e gli annessi templi del Wat Po (Buddha sdraiato) e del Wat Phra Keo (Buddha di smeraldo).

Il Wat Arun (Tempio dell’alba) rimane una visita incompiuta: come spesso accade per vari motivi si tralascia qualcosa a cui si teneva… forse un buon motivo per ritornare o un monito a non programmare.

Nel pomeriggio partiamo per Kanchanaburi con un bus dove siamo gli unici occidentali: si fa buio ed i cartelli stradali sono solo ideogrammi ma eccoci arrivati.

Una giornata speciale (2012)

Ci risvegliamo in un delizioso hotel lungo il fiume Kwai e partiamo le cascate Erawan a bordo di un pulmino che viaggia con le porte aperte. Le cascate sono su 7 livelli ed arriviamo in cima attraverso un sentiero tra gli alberi per un bagno rigenerante con i pesci che accarezzano i piedi. Il panorama è meraviglioso e tra gli alberi saltellano le scimmie… Al rientro passiamo davanti al cimitero di guerra e ci fermiamo sul famoso ponte, che viene illuminato con diversi colori a intermittenza.

Il giorno dopo raggiungiamo il sito archeologico di Ayutthaya con un mezzo di fortuna, circa 50 km su un pick-up. Una squisita signora ci propone il tour dell’area con un tuk-tuk e ci racconta dell’alluvione dei mesi precedenti. Le rovine dei templi sono affascinanti con l’inconfondibile stile khmer a “pannocchia”: da non perdere la misteriosa Testa di Buddha nell’albero.

Rientriamo a Bangkok per la notte e il giorno successivo, dopo dopo una visita di rito al centro commerciale MBK, si vola a Phuket per una settimana di mare nella spiaggia di Karon, un buon compromesso tra il caos di Patong ed il lusso di Kata.

Le giornate scorrono tra la spiaggia e le piacevole serate tra ristoranti e locali, con 2 escursioni meravigliose:

  • James Bond Island, giornata in battello nella baia di Ao Phang Nga, tra i magnifici faraglioni di un brillante verde smeraldo che si stagliano dal mare turchese;

  • Phi-Phi Island, giornata in speed-boat sulla rinomata isola di The Beach con un tappa di snorkeling a Bamboo Island che rimane impressa per la varietà di pesci.

Intro (2014)

Soggiorno mare dopo la visita dell’area archeologica della Cambogia: dopo la precedente esperienza a Phuket, scegliamo Koh Samui. Il paragone è inevitabile e finisce grosso modo in parità con una leggera preferenza per la prima volta a Phuket.

La spiaggia di Chaweng è più caratteristica rispetto a Phuket mentre l’interno dell’isola è rigoglioso e ricco di palme. La sera Main Street è caotica e l’umidità non dà sollievo nemmeno dopo il tramonto: passiamo qualche serata al caratteristico Zico’s ma preferiamo i locali vicino all’albergo.

L’escursione al parco marino è disorganizzata e le nuvole tolgono brillantezza ai faraglioni. Koh Tao è lontana 3 ore di speed-boat e decidiamo a malincuore di rinunciare allo snorkeling.

Una giornata speciale (2014)

Ripieghiamo sulla vicina Koh Tan con un’escursione pomeridiana: lo snorkeling è pessimo per la scarsa visibilità ma la sosta sulla spiaggia dell’isola è rigenerante ed il tempo si ferma all’ombra delle enormi palme da cocco con il sole che incomincia a scendere. Risaliamo in barca ed ammiriamo dal mare un tramonto infuocato con il disco del sole che scende con un po’ di malinconia.